Vai al contenuto

Cristina di Belgioioso e Teresa Trecchi

La presidente della Società Storica Angela Bellardi e il tesoriere Gianluigi Bresciani
Maria Luisa Betri e Sonia Tassini
Il pubblico nella sala della Società Filodrammatici

Prima l’assemblea e poi un incontro su due donne del Risorgimento: Cristina Trivulzio di Belgioioso e Teresa Trecchi. Due donne che in pieno Ottocento, quando le convenzioni e i vincoli sociali erano forti, soprattutto nelle classi abbienti e nobiliari, hanno saputo riprendersi la propria vita.

Una formula di successo quella della Società Storica Cremonese, che venerdì ha riempito la sala della Società Filodrammatici. I soci prima hanno votato per il nuovo consiglio direttivo, poi hanno ascoltato la relazione della presidente Angela Bellardi, che ha ricordato quanto fatto nei mesi precedenti, in pieno lock down, e i progetti futuri, soprattutto quello che riguarda l’ex convento di Santa Monica, oggi sede dell’università Cattolica. “Un progetto che ha assorbito molti delle nostre e dei nostri ricercatrici, che si sono occupate della sua storia, dell’arte, delle varie destinazioni, perfino di come vivevano le suore. E’ un primo appuntamento è per giovedì prossimo, il 28, proprio in Santa Monica, in una delle sala dei Carriaggi, relatrice sarà Elisa Chittò, che ripercorrerà la storia del convento”. La presidente Bellardi, con entusiasmo, ha anche spiegato che tanti altri progetti sono in cantiere. Una Società Storica Cremonese in ottima salute insomma, non solo dal punto di vista delle attività, ma anche da quello economico. Infatti è toccato poi al tesoriere Gianluca Bresciani illustrare il bilancio, che elogiando la presidente per le scelte ha annunciato la chiusura in attivo.

Finite le incombenze assembleari la parola è passata a Maria Luisa Betri, docente universitaria che ha tenuto un’appassionate lezione su ‘Donne dell’Ottocento che decisero il loro destino: Teresa Trecchi e Cristina di Belgioioso’, la prima nobile cremonese, la seconda dell’alta aristocrazia milanese. Betri è stata introdotta dalla docente Sonia Tassini, una delle ricercatrici di punta della Società Storica Cremonese.

Betri ha prima inquadrato il periodo storico, sostenendo che la storiografia moderna ha dimostrato che scelte come quelle delle due protagoniste della serata non sono state rare, e se il Risorgimento non fu di massa, non lo si può neppure definirlo per poche.

Le donne hanno vissuto quasi due vite parallele, sposate con rampolli della nobiltà, Trecchi con Pietro Eraldi Erizzo, che fu anche podestà di Cremona durante il breve periodo di libertà risorgimentale, Trivulzio con il principe Emilio di Belgioioso, avrebbero dovuto adeguarsi alle convenzioni dell’epoca, che le relegava a una vita casalinga, o al massimo di rappresentanza, nonostante avessero ricevuto un’ottima educazione e istruzione di primo ordine. I matrimoni fallirono presto, proprio perché Teresa e Cristina erano due donne indipendenti, che avevano vissuto la politica da sempre, formate soprattutto nelle loro famiglie, che appartenevano ai maggiori circoli culturali e politici ottocenteschi. Betri si è soffermata soprattutto sui fratelli di Teresa Trecchi, uomini che hanno lottato per tutto il Risorgimento, perseguitati dagli Austriaci ma sempre in prima linea. “Anche se Teresa operò in una città più appartata come Cremona dalle sue lettere si intuisce il valore della donna, la sua preparazione culturale e politica”. Un’appassionata patriota, anche se da subito, dopo l’Unità d’Italia, rimane delusa per come stanno andando le cose, delusa per la corruzione dilagante, anche all’epoca.

Cristina di Belgioioso fu una donna con orizzonti più internazionali: visse a Milano, a Parigi, viaggia per l’Europa, partecipa attivamente al Risorgimento: “Quando scoppiano le Cinque Giornate di Milano lei è a Napoli, subito affitta un piroscafo e parte con 300 volontari per dare man forte ai rivoltosi”. Ma la sua azione emancipatrice non si ferma qui: fonda giornali, scrive libri, traduce in francese le opere di Giovan Battista Vico, fonda salotti culturali e si prodiga per l’istruzione e il benessere delle classi meno abbienti. “Fu una donna ammirata e rispettata, ma anche molto odiata – ha detto Betri – di lei hanno parlato male tutti, o quasi tutti, i grandi uomini del Risorgimento, compreso Manzoni, che quando muore la madre, Giulia Zaccaria, non la fa entrare a palazzo”.

Ma la storia si è vendicata: “Oggi la statua di Cristina di Belgioioso campeggia proprio di fronte a casa Manzoni”, ha concluso Sonia Tassini.