




Tutti con gli occhi all’insù all’Adafa, ad ammirare le bellissime tavolette lignee che adornano il soffitto: la studiosa e ricercatrice Roberta Aglio ha avuto il potere di far rivivere quei volti noti e alcuni meno noti, che da 100 anni guardano soci e ospiti del sodalizio. L’incontro si è tenuto nell’ambito della rassegna ‘Silenti Battiti’, iniziative collaterali della mostra di Grazia Gabbini ‘Storie di carta’, curata dalla storica e critica d’arte Cele Coppini, e che sta avendo un grande successo, di pubblico e di critica. Altri due incontri si terranno sempre in Adafa, alla stessa ora il 19 maggio con Fulvio Stumpo, giornalista e storico (presidente Adafa) che converserà su Antonio Campi storico, sulla sua libreria e soprattutto sulla sua ‘Carta del riscatto’. Concluderà il ciclo di incontri don Paolo Fusar Imperatore, direttore dell’Archivio diocesano di Cremona, che ripercorrerà alcune vicende della chiesa di San Luca, seguendo il filo rosso delle carte di archivio.
Roberta Aglio ha parlato di spazi spesso dimenticati, come “l’alto”, dove spesso lo sguardo non arriva. la sua coinvolgente relazione è partita proprio da casa Sperlari e dal suo soffitto, ha spiegato la committenza del cavalier Sperlari, il progetto di Vito Rastelli, l’architetto più in voga del momento (siamo negli anni ’30), l’impegno di artigiani e decoratori di grande spessore. Poi il discorso della studiosa ha spaziato in altri territori: Torino, Pavia, il Veneto, l’Emilia, raccontando di altri soffitti, alcuni con le tavolette originali, altre con delle copie, dei ritrovamenti di opere cremasche e cremonesi “di splendidi soffitti poi ricoperti da contro soffitti, da calce”. Aglio si è soffermata inoltre sul collezionismo, quasi compulsivo, di nobili e ricchi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, “collezionavano di tutto: opere d’arte, sculture strane, oggetti etnologici, mobili e arricchivano le loro case signorili con queste meraviglie”.
Il viaggio della ricercatrice si è chiuso con casa Sperlari, con l’ideologia che sottintendeva la voglia di avere una ‘casa da ricchi’ che doveva essere in stile rinascimentale, “così come rappresentava, secondo l’ideologia del tempo un rinascimento il fascismo stesso”
Aglio però ha spiegato che le tavolette di casa Sperlari non sono mai banali o ripetirive ma sono “le ultime tavolette lignee cremonesi, su un fondo color ceruleo chiaro, volti maschili e femminili si alternano a stemmi verosimili, anche se difficilmente riconducibili a precisi casati, condottieri, sovrani, regine, signori artisti, letterati, medici vissuti tra Medioevo e Rinascimento, abbigliati secondo i dettami della moda dell’epoca con alcune licenze prossime al gusto spagnolo della seconda metà del secolo successivo”.
U