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Le fonti e la storia in biblioteca

Il docente all’università di Pavia Carlo Bianchini e la direttrice della Biblioteca Raffaella Barbierato

Nella sala ‘Virginia Carini Dainotti’ è stato presentato il 63° volume degli ‘Annali della Biblioteca statale di Cremona, della serie Studi e bibliografie. Un volume che riprende un’antica tradizione, interrotta qualche anno fa, e che direttrice della Biblioteca, Raffaella Barbierato, ha presentato con una giusta punta di orgoglio, visto che l’ultima pubblicazione di questa collana risaliva al 2005. Con lei a presentare il volume il professore Carlo Bianchini, dell’Università di Pavia, che con grande passione ha esaminato i cinque saggi che compongono il libro. Roberta Aglio ha contribuito con ‘Le farò regalo di qualche brano de’ miei scartafacci ma, al patto che non mi tenga a lungo senza le sue lettere’ dal carteggio da Londra tra Federico Sacchi e Francesco Robolotti.

Francesco Cignoni con ‘Una biblioteca ricostruita: i libri di studio di Luigi Careno. Stefano Campagnolo con la ‘Sfragistica cremonese di Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone.

Federico Gobbo invece ha scritto un saggio su ‘Daniele Marignoni e l’interlinguistica: dal volapuk all’esperanto. La direttrice Barbierato ha presentato uno studio su ‘Alcune considerazioni bibliografiche a latere della giornata di studio dedicata a Daniele Marignoni: il fondo ‘Glauco Corrado’. Infine Davide Astori ha scritto un saggio su ‘Daniele Marignoni, pioniere dell’esperanto in Italia’.

“La biblioteca non è solo un luogo dove i libri sono conservati, ma è essa stessa luogo di studio, e dà un obiettivo al nostro stesso lavoro” ha spiegato Barbierato.

La parola è poi passata a Bianchini, che ha sottolineato che la collana Sudi e Bibliografia è nata nel 1949. Lo studioso è poi passato ad analizzare il volume, 311 pagine (stampato da Fantigrafica) che attraverso fonti inedite raccontano le storie di alcuni intellettuali e uomini di scienza cremonesi. Dal carteggio tra Federico Sacchi e Francesco Robolotti, scritto da Aglio, due ‘fonti’ sicure per chi vuol scrivere di cose cremonesi, emerge la passione e la rigorosità per lo studio, con delle lettere che aprono delle finestre importanti per comprendere il clima culturale e scientifico della fine dell’Ottocento.

Francesco Cignoni invece uno spaccato della vita e dell’attività di Luigi Careno, attraverso la sua biblioteca conservata in quella di Cremona. Careno, seguendo gli studi e gli esperimenti di un giovane medico inglese, intuisce l’importanza delle sue scoperte e intraprende una serie di studi che lo porteranno a combattere il vaiolo.

Stefano Campagnolo racconta la vicenda, un po’ misteriosa, del nobile cremonese, nonchè grande collezionista di sigilli, ed esperto di sfragistica (la scienza che li studia) che dopo aver lavorato una vita al suo trattato e speso un patrimonio per pubblicarlo, lo fa chiudere in una cassa: solo dopo 60 anni dalla sua morte potrà essere divulgato. Un mistero che campagnolo cerca di svelare con tre teorie.

Infine Raffaella Barbierato, Federico Gobbo e Davide Astori pubblicano due studi sulle vicende dell’esperanto e del volapuk, le due lingue che avrebbero dovuto superare il caos linguistico di Babele, attraverso uno dei fondatori: Daniele Marignoni. E’ anche sottolineato come la biblioteca di Cremona possieda uno dei fondi più ricchi di volumi sull’esperanto, il fondo Glauco Corrado.