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La citta sparita e la lapide mancata

Le Regie Poste e le case sorte sulla chiesa di San Matteo

L’ iniziativa benemerita della Società Storica Cremonese di restaurare la targa che ricorda le antiche case dei Dovara in piazza Stradivari, mi porta ad evocare un altro angolo della vecchia Cremona da tempo scomparso eppure ugualmente suggestivo e ricco di vicende, nei confronti del quale, tuttavia, la memoria storica non è stata altrettanto attenta e generosa: l’ex chiesa di San Matteo. Come si ricava dalla pianta di Antonio Campi (1582) e dalla “carta delle antiche parrocchie” del Catasto Teresiano, si vede bene che la piccola chiesa dedicata all’Evangelista si ergeva giusto nel cuore della città, all’incrocio tra le odierne vie Bordigallo e Gramsci. L’edificio, a navata unica e adornato di dipinti di un certo rilievo, fu per secoli sede di una parrocchia, corrispondente grosso modo al quadrilatero attraversato dal vicolo Bordigallo e delimitato dalle attuali vie Gramsci, Lanaioli, Solferino e da piazza Roma. Nonostante le sue modeste dimensioni, l’immagine che si ricava dai documenti è quella di un agglomerato urbano laborioso e vivace per la presenza del commercio e di numerose botteghe artigianali aperte lungo lo snodarsi dei vicolo. Qui dimorarono anche illustri intagliatori e liutai, come lo scultore Giacomo Bertesi e Antonio Stradivari che, a pochi passi dall’amata chiesa, trascorse parecchi anni della sua lunga vita fino alla morte, realizzando i suoi mirabili strumenti. Soppressa la chiesa sul finire del XVIII secolo e abbattuta in buona parte nell’Ottocento, i resti finirono poi per essere inglobati nell’erigendo palazzo delle Regie Poste, destinato a sopravvivere, tra alterne vicende, fino agli anni ‘60 del secolo scorso, ospitando anche la sede di un noto partito politico e alcuni cremonesi potranno ancora ricordare il suo particolare assetto architettonico a semicerchio, con la fronte rivolta verso i giardini pubblici di piazza Roma e la galleria XXV Aprile. Non a caso, prima che il piccone demolitore compisse la sua opera radicale nel lotto, già comunque svuotato, delle ex Poste per la realizzazione di due istituti Bancari, sul quotidiano La Provincia del 20 giugno 1963 usciva un articolo con l’intento di rievocare la storia di questo angolo di Cremona “appartenente a tutta la cittadinanza” e destinato a scomparire del tutto. Anzi l’articolista, nel nome del grande Stradivari, rivolgeva un accorato appello per salvare la memoria di San Matteo con una lapide da affiggere ad uno dei cantoni di vicolo Bordigallo. Le sue parole non vennero però ascoltate. Altre esigenze, altri interessi, non ultimi quelli di matrice speculativa, si imponevano sulla scena di quel periodo. Così della chiesa si persero per sempre le tracce.