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Marguerite Yourcenar:
salviamo la terra

Françoise Fiquet al Convegno “…Se Volessimo ancora tentare di salvare la Terra” (Roma, Ministero della Cultura, Sala Spadolini, 30 settembre 2022)

Marguerite Yourcenar ha preso coscienza molto presto dei pericoli che minacciano la terra, sempre più inquinata e si è impegnata a favore dell’ambiente ricorrendo ad ogni mezzo legale, non esitando a mandare lettere e telegrammi agli eletti del suo Stato. Nel 1968, ha scritto una lunga lettera all’attrice Brigitte Bardot, pregandola di far leva sul suo nome e sulla sua fama per mettere fine al massacro delle baby-foche in Canada e, qualche anno più tardi, ha sollecitato l’intervento del Presidente della Repubblica francese Georges Pompidou, per impedire il declassamento di una parte del Parco della Vanoise, nel sud della Francia”.

Molte delle sue opere testimoniano la sua profonda sensibilità ecologica e la salvaguardia della natura è stata al centro del suo ultimo intervento pubblico nell’autunno del 1987, quando ha riaffermato a Québec in occasione del Convegno sull’ambiente che “se l’umanità continuerà a violentare la terra, si troverà in estremo pericolo e forse ad un punto di non ritorno” (Marguerite Yourcenar, “… Si nous voulons encore sauver la terre”, in Nicole Duplé (éd.), Le droit à la qualité de l’environnement: un droit en devenir, un droit à définir, Edizioni Québec-Amérique, 1988, pp. 23-33).

In un passo di Care Memorie (il primo volume delle sue “cronache familiari”, edito nel 1974), evoca una sua visita al Castello di Flémalle. Al posto del castello, appartenuto a lungo a dei parenti della madre Fernande, e passato nell’Ottocento alla potente Compagnia carbonifera, non ha trovato che rovine. La descrizione che fa la scrittrice del viaggio da Liegi a Flémalle, nel 1956, e l’evocazione dell’”interminabile strada di periferia operaria, grigia e nera, senza un albero o un filo d’erba”, suggeriscono i danni causati dallo sfruttamento del carbone in questa regione del Belgio. Dal testo trapela la sua profonda amarezza davanti ad uno spettacolo così desolante: 

“Rimpiangevo – scrive – non tanto la fine di una casa e dei viali alberati di un giardino quanto la fine della terra, uccisa dall’industria come per effetto di una guerra di logoramento, la morte dell’acqua e dell’aria, altrettanto inquinate a Flémalle come a Pittsburgh, a Sidney o Tokyo”. (Care memorie, Torino, Einaudi, 1981, p. 74). 

Marguerite Yourcenar era giunta alla convinzione che “ogni civiltà spinta all’eccesso porta con sé la sua Nemesi, la distruzione dei luoghi” ( Intervista con Jean Faucher, Propos et confidences) e cita l’esempio della costa dalmata disboscata dalla Repubblica di Venezia, che aveva bisogno di materiali per costruire la città, “una città che sta per morire a causa dell’inquinamento industriale” (Archivi del Nord). 

Nonostante le sue preoccupazioni per lo stato della terra, non si è lasciata scoraggiare e ha continuato a credere fino in ultimo che, per salvaguardare la bellezza e la diversità dell’universo, bisogna cessare di essere dei predatori, diventare dei consumatori consapevoli ed iniziare a ricostruire, come ad esempio “piantare un albero nuovo al posto di ogni albero tagliato” (Jacques Chancel, Radioscopie).

La scrittrice ha sostenuto fortemente la creazione di una fondazione franco-belga di tutela della natura nei “Monts-de-Flandre, che è venuta ad inaugurare 

il sabato di Pasqua 1982, un anno dopo il suo ingresso all’Académie Française. E’ significativo che, nel discorso che ha pronunciato quel giorno nel Comune di Bailleul, oltre agli anziani della comunità di Saint-Jans-Cappel, che avevano conosciuto i suoi genitori e si ricordavano ancora di lei bambina, abbia voluto ringraziare i giovani, “che accettano di occuparsi di quest’opera, che importa ancora di più a loro che a noi perché dovranno vivere in questa natura che noi dobbiamo ‘rinnovare’ se non vogliamo morire con lei”. Il verbo “rénover” – usato da lei -, è l’equivalente del verbo “restore”, che ritroviamo nell’espressione “restore our earth”, scelta come slogan della giornata della terra nel 2021. Dopo aver espresso le sue preoccupazioni per la grave situazione della terra, Marguerite Yourcenar ha terminato il suo discorso con un messaggio di speranza, citando un filosofo cinese, che non esitava a ricordare che “una foresta inizia da un piccolo seme (“une toute petite graine) che si mette nella terra”. 

E dando lei stessa l’esempio, dopo l’inaugurazione della riserva del Mont-Noir, dove ha trascorso parte della sua infanzia, ha piantato un tiglio a Kemmel, davanti alla segreteria della sede belga della Fondazione che porta il suo nome. 

Il convegno “…Se Volessimo ancora tentare di salvare la Terra” è stato  trasmesso in diretta streaming a partire dalle ore 11 del 30 settembre 2022, dalla Sala Spadolini del Ministero della Cultura sul canale YouTube: