La ricerca di un originario punto di contatto con il colore è il movente di base della produzione pittorica di Ulisse Gualtieri. L’utilizzo del colore è di volta in volta funzionale al messaggio che vuole trasmettere: toni cupi per rappresentare, ad esempio, la desertificazione della metropoli, toni caldi e dorati, invece, quando vuole ritrarre paesaggi e nature morte. Nato a Casalbuttano, dove vive e svolge la sua attività nell’atelier di via Buozzi, Gualtieri inizia il suo apprendistato artistico esercitandosi nel disegno, una grande passione che non verrà mai meno affiorando in modo sistematico anche nelle opere pittoriche. Dal 1975, infatti, passa alla pittura e frequenta una scuola d’arte a Soncino per continuare in seguito il suo processo di formazione/ evoluzione come autodidatta. Espone in numerose mostre e rassegne e partecipa a fiere internazionali d’arte contemporanea sia a livello cremonese che nazionale. Tra le ultime personali si segnalano nel 2010 “Nel segno del colore”, tenuta nel Palazzo Ducale di Sabbioneta e nel 2021 “Armonie cromatiche”, in sala mostre dell’ex filanda di Soncino.
Artista di grande coerenza interna, la critica ha messo in rilievo la sua continua attenzione per il colore che crea l’immagine nello spazio oltre la forma, in un continuo alternarsi di concreto e astratto, realtà e immaginazione. Molto importante nella sua poetica è anche lo studio della luce. Bagliori luminosi squarciano i suoi paesaggi e ne fanno vibrare l’essenza, ridisegnandone i contorni in un turbinio travolgente. La natura nei dipinti di Gualtieri può sembrare all’apparenza serena e conciliante. In realtà foglie, fiori, essenze arboree, luoghi d’acqua e di terra, nubi dorate e nebbie autunnali suggeriscono, a sorpresa, un mondo interiore fatto di sottili inquietudini e di impalpabili emozioni, che l’artista affida alla tela mediante la pennellata fluida e pastosa, talvolta anche graffiante, in ogni caso esemplare della sua personalissima produzione artistica.
Nel mondo di Ulisse Gualtieri l’arte si attraversa nella ricerca del colore. È così?
“Credo di sì. Per me il soggetto è un pretesto per avere sulla tela degli spazi da colorare. Una volta che l’ho coperta, mi tranquillizzo e passo alla fase compositiva. Faccio un esempio: il soggetto “paesaggio” mi aiuta a creare degli spazi (cielo, alberi, campi…) che inizio a dipingere a seconda delle emozioni del momento. In sostanza il quadro non parte da un’idea precostituita ma si costruisce nel momento stesso dell’esecuzione pittorica”.
Oltre al paesaggio la sua produzione comprende anche il genere della natura morta e il tema delle città metropolitane.
“Anche la natura morta rientra in un discorso strettamente legato al paesaggio. È sempre un pretesto per lavorare sul colore, in questo caso su cromatismi più accesi come i rossi, i gialli, gli azzurri, lasciati colare o stesi con delicate velature e piccoli tocchi. Per le città, invece, utilizzo una pittura monocromatica, perché le sento così, come assenza di luce e colore. La metropoli con la sua vita caotica, spersonalizzata mi crea un senso di vuoto. Non potrei mai vivere lontano dalla mia campagna…”
Le sue opere nascono dalla sintesi tra realtà e immaginario attraverso il colore. Quali mostre ricorda come particolarmente significative a documentare la sua poetica?
“Direi la mostra antologica di Sabbioneta nel 2010, dove ho portato opere che riassumevano la mia esperienza creativa fino a quel momento. Un percorso lungo, se si considera che ho iniziato nel lontano 1988 con una personale a Paderno Ponchielli. Questa mostra mi è molto cara perché stavo vivendo un momento di cambiamento ed evoluzione segnato dal passaggio dalla pittura a olio a quella con colori acrilici, tecnica che sto utilizzando attualmente”.
Perché questo passaggio di tecnica?
“Con l’olio non riuscivo più ad essere soddisfatto. I tempi di asciugatura sono troppo lunghi mente l’acrilico mi consente di lavorare con un ritmo più spedito. Per me il tempo del gesto deve corrispondere il più possibile al momento creativo. Certamente la tecnica ad acrilico comporta anche delle difficoltà, ad esempio consente meno ripensamenti”.
Maestro, le prossime ricerche in che direzione guarderanno?
“Sicuramente il discorso del colore rimane la costante che mi accompagnerà anche in futuro. Mi piacerebbe invece ‘rompere’ ancora di più la leggibilità dei miei dipinti, nel senso che sia soprattutto l’osservatore a ricreare con la sua immaginazione il messaggio di sensazioni, stati d’animo, emozioni che ho definito sulla tela con i colori”.


