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Un Libro e una Carta per Cremona

Il pubblico intervenuto all’incontro in Adafa
Cele Coppini, curatrice dell’iniziativa
L’assessore alla Cultura Luca Burgazzi
Fulvio Stumpo durante la sua conversazione su Antonio Campi, storico e bibliografo

Prosegue la rassegna curata da Cele Coppini all’Adafa ‘Storie di carta’, imperneata sulla mostra di Grazia Gabbini, un’esposizione tra le più visitate degli ultimi anni. All’incontro ha partecipato anche l’assessore alla Cultura di Cremona Luca Burgazzi.

All’interno della mostra sono stati inseriti tre incontri di storia, nei quali la carta è protagonista, dal titolo ‘Silenti battiti’. Dopo Roberta Aglio, storica dell’arte e ricercatrice, è toccato a Fulvio Stumpo, giornalista e storico, nonchè presidente Adafa, raccontare di Antonio Campi e dei suoi ‘Silenti battiti’, quando ormai anziano e malato ha l’ardire di inserire nella sua Carta della città il suo nome e quello dei fratelli tra i notabili e i nobili di Cremona, riscattando la sua famiglia dall’indifferenza che gli aveva dedicato qualche anno prima Domenico Bordigallo, escludendola dagli elenchi dei maggiorenti cremonesi. Un atto del tutto meritato, un ardire che poteva fare: era diventato uno degli uomini più in vista della città e non solo, eppure l’aristocrazia e la classe dirigente cittadina non lo farà mai entrare in Consiglio, non sarà mai decurione, era un uomo nuovo, ricco e famoso, ma nuovo, e le classi dirigenti sono restii ad accoglierle nelle loro fila.

Dopo l’introduzione Stumpo ha raccontato della vita di Antonio e della sua famiglia. “Venivano probabilmente da Persichello, nonostante un assistente del Grasselli asserisce che forse erano di Formigara. Alcuni documenti di compravendite di terreni però, fanno pensare a Persichello, e allo Zocco, il terreno dove attualmente sorge la casa di riposo Soldi” ha asserito Stumpo che poi è passato a raccontare della vita di Antonio Campi, parlando poco dei successi pittorici e molto di quelli di storico e bibliografo. “Il suo capolavoro, a mio avviso è la Fedelissima, il libro sulla storia di Cremona. Antonio è consapevole del potere che ha in mano, la stampa, dalla sua penna dipende la memoria di fronte alla storia di nobili e gentiluomini, la città lo sa che lo sta scrivendo, sono tutti ossequiosi”. Il presidente ha infine raccontato della famosa libreria di campi, ben 6000 volumi, una cifra record di quei tempi, solo i grandi conventi e e le famiglie più ricche potevano permetterselo, c’erano libri di tutti i tipi, dai classici a quelli della natura, a quelli ecclesiastici e di filosofia. Gli sarebbero serviti anche per scrivere altri due libri che aveva in progetto, che Francesco Arisi sostiene di averli visti allo stato di manoscritto, ma mai pubblicati. Ebbene questo enorme patrimonio librario lo eredita la figlia Penelope, non il figlio Claudio, che al padre rassomigliava poco. La figlia la custodisce con amore fino a quando, rimasta vedova e in causa con il fratello decide di venderla”.